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Un segnale anecoico di un violoncello viene “convoluto” con la risposta all’impulso binaurale di una grande sala da concerto.
Quello che ascoltate è il risultato: cosa ascolterebbero le nostre orecchie se fossimo seduti in una posizione assegnata della sala?
Attraverso metodologie simili, è possibile simulare l’acustica di una sala, posizione per posizione, ancor prima della sua realizzazione.
Gli stessi algoritmi vengono oggi utilizzati anche nel mondo della produzione musicale con i famosi reverberi a convoluzione.
Il segnale registrato in studio, privo di reverbero (DRY), viene processato da un apposito plug-in contenente le risposte all’impulso di rooms che differiscono tra loro in dimensioni, tecniche realizzative….aventi insomma “suoni” differenti.
Il risultato che si ottiene è dato dal suono dello strumento come se suonasse all’interno dell’Auditorium di Roma, piuttosto che all’Opera House di Sidney.

Spesso questo tipo di registrazione viene erroneamente associata ad una tecnica stereofonica classica, mentre il suo intento è quello di riprodurre un’immagine audio in 3 dimensioni!
La tecnia di ripresa più diffusa prevede l’utilizzo di un manichino (dummy head) con due microfoni ad altissima precisione inseriti nel condotto uditivo del manichino. Tale tecnica consente di riprendere il suono come viene percepito e filtrato dalla singola orecchia, ad una distanza media delle due pari a circa 18 centimetri, in una determinata posizione della sala, influenzato dal riverbero della sala in quella posizione di ascolto.
Il posizionamento e le dimensioni ridotte dei microfoni, consentono di riprendere quelle che vengono definite HRTF (Head Related Transfer Functions), cioè le funzioni di trasferimento associate alla presenza della testa. Si generano dunque un filtraggio dovuto alla presenza dell’orecchio e del corpo, riflessioni, assorbimento ed effetti di diffrazione, dipendentemente dalla composizione in frequenza del suono.

La registrazione binaurale viene in generale utilizzata nella simulazione acustica di ambienti (da sale da concerto a cabine di veicoli o da lavoro) o nel mondo della produzione musicale per fornire all’ascoltatore un’esperienza di ascolto (rigorosamente in cuffia o con dipolo stereo) ricca di una spazialità impossibile da riprodurre mediante una comune registrazione stereofonica.
Oggi si conducono molti studi per la realizzazione di tecniche computazionali che consentano, attraverso l’utilizzo di reti neurali, l’emulazione del sistema uditivo umano che prevedono, ad esempio, l’addestramento robotico per la localizzazione spaziale di sorgenti sonore.

Segnale anecoico

Segnale “convoluto”

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